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L'Archeologia del fare

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L'Archeologia del fare

Sala macchine e cinghia di trasmissione. E, prima ancora, l'energia idrica. Il fiato corto per l'avvento dell'industria moderna, aeroplani e occupazione nazista. Mulini che sono ancora lì dai tempi dei Duchi di Urbino. 

Un modo diverso di leggere il territorio, guardando alle fabbriche di ieri, con il risvolto sulla vita quotidiana, bagaglio di storie, sviluppo, inventiva e tenacia. Come con un mosaico romano in situ queste strutture, in simbiosi con l'ambiente intorno, testimoniano epoche. E si lasciano vivere ancora oggi grazie alla loro riqualificazione. 

Ecco ad esempio la Filanda Maiani a Forlì, che oggi è una galleria d'arte dedicata in particolare agli stessi artisti della città. Fondata nel 1898, nel 1926 si estende su novemila metri quadrati, con tremila per i fabbricati, dando lavoro a seicento persone impiegate nella produzione di seta in matasse, con clienti americani, inglesi e tedeschi. Un'industria moderna con tanto di nido per i figli delle operaie, una società di mutuo soccorso e spazio per quella che oggi sarebbe definita pausa caffè, con un erogatore di bevande per i dipendenti. Una produzione, sempre come si direbbe oggi, a chilometro zero, con l'allevamento dei bachi da seta nelle campagne intorno. 

La fibra sintetica, poi, minaccia la tradizione, che cede di fronte alla fabbrica di seta artificiale Orsi Mangelli. E fallisce nel 1929. La Mangelli, aperta nel 1926, dà lavoro a millecinquecento operai, più gli oltre seicento nell'impianto di produzione di cellophan. Lo sviluppo urbano, nel tempo, ha portato alla demolizione di quasi tutti gli edifici industriali, lasciando solo alcuni elementi a ricordo. 
A Predappio c'è invece l'ex stabilimento aeronautico Caproni, oggi visitabile solo esternamente. Un luogo che è sinonimo di “aerei trimotori Savoia Marchetti S.M. 81 Pipistrello” vanto del regime fascista. E poi ancora, dal 1937, produce in esclusiva il biplano da addestramento “Caproni Ca. 164”. Fino ad essere ampliato nel 1940 per esigenze belliche. Ma con l'occupazione nazista si trasferiscono i macchinari al nord e si interrompe la produzione. 

La curiosità: nei sotterranei che prima erano deposito e rifugio, oggi ci sono coltivazioni di chapignon. E si pensa sempre ad un museo aeronautico. 

Oltre che nella Romagna Forlivese, ci sono esempi di archeologia industriale anche nell'Alta Valle del Metauro. A Fermignano, l'impianto idroelettrico, il lanificio, prima ancora cartiera e un mulino, tutto legato alle acque del fiume Metauro . 

Quindi: un'antica derivazione che alimentava la ex cartiera, poi nel 1914 "Lanificio Carotti" e la cartiera, entrata in funzione nel 1408, alimentata dalla stessa chiusa per il vicino mulino di Fermignano. Funziona sino alla fine del 1800. Diventa centrale idroelettrica nel 1935 e viene ricostruita nel 1946. Lo stabilimento viene minato dai tedeschi durante la loro ritirata, ma salvato dagli abitanti e quindi usato dagli alleati con duplice funzione: macinatura del grano ed esigenze militari. 

Dove c'è la fabbrica oggi, prima ancora c'era una cartiera, avviata nel 1408 e funzionante fino al 1800. Si hanno notizie dei Montefeltro che la diedero in gestione ai cartari di Fabriano. E ancora, il mulino, qui dai tempi dei Duchi di Urbino. In un documento del 1507 lo si colloca nella “corte del Castello di Fermignano, presso la via del Comune, le mura del castello il fiume Metauro e la cartiera”. 

Per vivere tutto ciò bisogna andare a Fermignano, trovare il punto giusto e ammirare, in un solo colpo d'occhio, le strutture in successione. Con, in più, il ponte romano e la torre medievale. Quando si dice di panorama unico. 

Nella stessa Fermignano c'è l'ex Mattatoio, oggi trasformato in polo espositivo permanente. 

Lungo tutto il bacino del Metauro, inoltre, si ascoltano storie di ultimi mugnai, seguendo il corso dei mulini idraulici. Alcune strutture sono scomparse nel tempo, altre recuperate come attività commerciale e turistica o hanno funzione residenziale. Esempi di buona conservazione sono a: Borgo Pace, Mercatello sul Metauro, Sant'Angelo in Vado, Peglio, Urbania, Urbino, Apecchio, Piobbico, Acqualagna, Cagli, Cantiano

Ancora nel bacino del Cesano: Frontone, Serra Sant'Abbondio. E del Conca: Montecopiolo, Monte Grimano, Mercatino Conca, Sassofeltrio, Tavoleto, Auditore. Il bacino del Foglia: Carpegna, Frontino, Piandimeleto, Sassocorvaro, Macerata Feltria

A Premilcuore il legame strettissimo della comunità con il suo fiume è testimoniato dai mulini, completamente ristrutturati e funzionanti: il mulino di Castel dell’Alpe e il mulino Mengozzi a Fiumicello. Da vedere per meravigliarsi di fronte alla loro tecnica e immaginandoli fonte di vita per il territorio. 

Dopo tanta acqua, lo scorrere del fare che da archeologia, idealmente, si trasforma in contemporaneo, passando per le fucine medievali del Castello di Pietrarubbia, borgo recuperato anche grazie all'artista Arnaldo Pomodoro, originario del territorio. Nella Chiesa di San Silvestro c'è il suo Sole bronzeo e nel palazzo sede della fondazione Pomodoro, grazie al Centro per il trattamento artistico dei metalli, sono esposte opere degli allievi.

A Macerata Feltria il Museo di Archeologia Industriale accompagna alla scoperta di attrezzature funzionanti, già attive in officine meccaniche. Ci sono per esempio la macchina del 1898 usata nelle operazioni di trebbiatura e un motore del 1908 grazie al quale funzionavano tornio, trapano orizzontale e mola. 

Il tutto per funzionalità, arte e creazione attraverso i secoli.