Sulle orme di Dante
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Sulle orme di Dante
Il Sommo percorso. Per guardare con gli occhi del Poeta, camminare a fianco dei protagonisti delle sue sue divine rime, come volle la definizione di Giovanni Boccaccio. Immaginare le città di oggi leggendole con i versi di allora.
Fermarsi di fronte al palazzo dove tradizione vuole sbocciò l'amore fra Dante e Beatrice e sentire “sì d'amor la gran possanza” come lo stesso Alighieri scriveva nelle sue Rime.
Ecco i luoghi della Romagna Forlivese accarezzati dalla storia, fra echi di vicende, trame, avvenimenti, che ancora vivono nella Commedia.
E quindi “Bretinoro” vale a dire l'odierna Bertinoro e Castrocaro, citate in rime di “donne e' cavalier, li affanni e li agi” (Purg. XIV) nel racconto di una tragica storia d'amore e matrimoni combinati.
E Forlì “La terra che fé già la lunga prova” (Inf. canto XXVII) dove Dante fu accolto durante l'esilio dagli Ordelaffi, signori ghibellini, appunto, di Forlì.
La città è citata anche nel passaggio dedicato alla valle del fiume Montone, conosciuta come Valle dell’Acquacheta con la sua possente cascata: «Come quel fiume c'ha proprio cammino/prima dal Monte Viso 'nver' levante,/da la sinistra costa d'Apennino,/che si chiama Acquacheta suso, avante/che si divalli giù nel basso letto,/e a Forlì di quel nome è vacante,/rimbomba là sovra San Benedetto/de l'Alpe per cadere ad una scesa/ove dovea per mille esser recetto;/così, giù d'una ripa discoscesa,/trovammo risonar quell'acqua tinta,/sì che 'n poc'ora avria l'orecchia offesa” (Inf. XVI, 94-102).
E l'amore, quell'amore immaginato e sognato a Portico di Romagna (Fc), nel palazzo della famiglia di Beatrice Portinari: “Entrano i raggi di questi occhi belli/ne’ miei innamorati,/e portan dolce ovunque io sento amaro”. Terre dove Dante è guida d'eccezione.
Nel Catria e Nerone, sul versante orientale del Monte Catria, avendo come riferimento Frontone e Serra Sant'Abbondio, la storia ci consegna i tempi del Sommo Poeta e di fronte all'eremo di Fonte Avellana eccoci in quel “... gibbo che si chiama Catria,/di sotto al quale è consecrato un ermo,/che suole esser disposto a sola latria” come Dante scrive nel XXI canto del Paradiso incontrando Pier Damiani (1007-1072), priore appunto del monastero di Fonte Avellana. Monastero dedicato al culto di Dio (latria) e che sorge sotto la gobba (gibbo) e cioè il monte Catria.
Qui la biblioteca, dedicata senza dubbio a Dante Alighieri conserva oltre diecimila volumi, anche con codici miniati e antichi libri sacri.
In Alta Val Metauro, sul Castello della Pieve di Mercatello sul Metauro, echeggia quella giornata del 4 ottobre 1301 quando “Carlo di Valois e Corso Donati decisero l'esilio di Dante Alighieri" come ricorda un'iscrizione.