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Casteldurante, Urbania e la ceramica

Schede primarie

Casteldurante, Urbania e la ceramica

Ceramica nera di origine etrusca. Fioritura grazie alle corti. Tecniche di decorazione e cotture speciali. Felicissime coincidenze e intuizioni speciali accompagnano una tradizione dalle sue origini all'oggi, fino a farne un tratto distintivo proprio di questi territori. 

Anche valorizzato con mostre permanenti come a Pietrarubbia nel Montefeltro: nel borgo c'è una mostra di frammenti restaurati che sono un viaggio nel tempo. O ancora a Isola del Piano in Alta Val Metauro nel Museo Sulle tracce dei nostri padri e a Peglio, dove nella chiesa di S. Fortunato c'è una via Crucis con formelle in ceramica del 1700. 

Tappe di avvicinamento per arrivare all'esplosione della ceramica durantina di Urbania, l’antica Casteldurante della maiolica. Qui l'attività dei maiolicari e dei pittori è stata celebrata dal sapiente supporto dei Della Rovere, che ha favorito lo sviluppo del genere istoriato, per le più alte produzioni di ceramica del '500 insieme a quelle di Urbino

Cittadina di forni, Casteldurante. Da qui spesso partivano artisti per diventare maestri messaggeri della ceramica locale nel mondo. 

Nel’ 500 Casteldurante produsse tra le più belle maioliche del Rinascimento, distinguendosi da altri luoghi italiani della maiolica per l’invenzione di decorazioni proprie e la raffinatezza del genere pittorico narrativo detto “istoriato”. Il durantino Cipriano Piccolpasso scrive nel 1548 “Li tre libri dell’arte del vasaio dettando le regole e i segreti del far ceramica. La produzione di maioliche rese famosa nel mondo Urbania fin dal Rinascimento, e oggi la tradizione di un tempo viene riproposta dalle botteghe del luogo. Urbania è riconosciuta dal ’94 “Zona di produzione della ceramica artistica e tradizionale” primo Comune nelle Marche. 

Un'esposizione è nel Palazzo Ducale nel Museo Civico e nel Museo Diocesano. E come una volta la cittadina è ancora piena di botteghe dove peraltro si possono seguire corsi durante soggiorni didattici dedicati all'apprendimento delle antiche tecniche. 

In Val Tiberina Toscana, Anghiari ha una tradizione che parte già dal 1700 e intorno al 1800 ci sono testimonianze di “fabbriche di terraglie ordinarie di ogni genere”. 

In Alta Umbria, Gubbio è esempio di un'altra tecnica che diventa sinonimo di territorio, quella del “lustro” di Mastro Giorgio Andreoli. E siamo nel XVI secolo. Tecnica portata avanti nel tempo dando riverberi metallici importanti alle produzioni. Così come oggi nelle botteghe della cittadina con policromie su vasi di bucchero (la ceramica nera incontrata all'inizio). 

A Gualdo Tadino, per chiudere in bellezza, la produzione di ceramica va avanti senza sosta dal XIII secolo. Allora come oggi, anche qui, caratterizzata dai riverberi del “lustro”. Sali metallici e argilla, tutto diluito con aceto di vino e una speciale cottura danno effetti cromatici fra giallo oro, rosso, rubino e argento. Una tecnica mediorientale arrivata in Italia alla metà del Quattrocento. 

Impasti di terra, colori e civiltà.