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Cappelletti, passatelli e il trionfo della pasta fatta in casa

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Cappelletti, passatelli e il trionfo della pasta fatta in casa

Se lo scettro è un mattarello. Gesti sapienti, in un'alternanza energica e misurata consegnano alla tavola prodotti che hanno l'incanto del mito. 

A partire dai cappelletti, frutto di sfoglia tirata a dovere e chiusi uno ad uno. Da gustare ancora oggi come si faceva già nel 1811, quando da una ricerca delle loro origini, nel rapporto del prefetto di Forlì si legge:  “A Natale presso ogni famiglia si fa una minestra di pasta col ripieno di ricotta che chiamasi cappelletti. L'avidità di tale minestra è così generale che da tutti, e massime dai preti, si fanno delle scommesse di chi ne mangia una maggior quantità”. 

Seguendo le indicazioni dell'Artusi “sono così chiamati per la loro forma a cappello”. E allora, tolto appunto il cappello in segno di rispetto, ci si siede a tavola e si fa a gara come i preti. 

Sempre in brodo è l'altra pasta del territorio preparata con il ferro dedicato che gli dà la caratteristica forma. Ecco i passattelli, al profumo di noce moscata. 

Ironico il nome degli strozzapreti, eco di anticlericalismo: e qui bastano acqua e farina. 

Un'eco di Romagna è in Catria e Nerone dove le tagliatelle si uniscono al tartufo. Dappertutto sono da scoprire piccoli negozietti a dimensione famigliare o ristorantini intimi dove assaggiare le specialità del territorio, come ad esempio ad Anghiari in Valtiberina Toscana dove sono da assaggiare i bringoli, spaghettoni fatti a mano con acqua e farina di grano, mentre a Costacciaro le taverne preparano i piatti della tradizione come i bigoli, un tipo di spaghetti impastati senza uovo, conditi con sugo, basilico e ricotta. E le abili massaie di Valfabbrica si dice che siano in grado di preparare almeno dieci specialità di spaghetti. 

A Galeata, da aprile a ottobre tra i boschi e i pascoli di montagna si raccoglie lo stridolo, un’erba che deve il suo nome al particolare suono che producono le foglie quando si accostano alle labbra. Lo stridolo è festeggiato anche con una sagra che anima il paese con piatti tipici, in particolare tagliatelle e tortelli. E a Tredozio si celebra il bartolaccio tra musica dal vivo e spettacoli di ogni genere, con una sagra dedicata al gustoso tortello cotto sulla piastra ripieno di patate bollite, pancetta di maiale, grana e pecorino.