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Costacciaro

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Costacciaro

Un mosaico di prati alternati a secolari boschi di faggio. Paesaggio intagliato da sorgenti in quota intervallate da grotte carsiche e gole profonde a pareti verticali. L’antico castello di Costacciaro si sviluppa a ridosso del massiccio del Monte Cucco, lungo la consolare via Flaminia, immerso in un’area naturale protetta, disseminata da una fitta rete di sentieri adatti al trekking e alle escursioni.

 

 

Le sue origini risalgono ai Romani, come testimonia il ponte sul torrente Sirca. Castrum Costacciari divenne possesso del Comune di Gubbio, cui rimase sempre legato fino a quando entrò nel ducato di Urbino, trasformandosi in suo estremo baluardo. A quegli anni risale l’ulteriore fortificazione, voluta da Federico da Montefeltro, che affida l’incarico a Francesco di Giorgio Martini. Opera dell'architetto senese è il maestoso torrione chiamato Rivellino, dalla singolare forma a prua di nave, con un complesso e funzionale sistema di approvvigionamento idrico. Il massiccio sistema di torri e porte, costruito in funzione difensiva intorno al XIII secolo, si conserva in parte ancora oggi: la torre civica, con la porta d’ingresso al paese, è il biglietto da visita del borgo, mentre in via della Roccacia si erge un’altra torre ristrutturata, parte integrante del sistema difensivo murario. 

L’eredità del suo centro storico si conserva in edifici ricchi di arte e di storia. La chiesa di San Francesco in stile romanico, eretta nella prima metà del XIII secolo e ampliata all'inizio del 1700, presenta una facciata in pietra calcarea del Monte Cucco e custodisce al suo interno altari intagliati del 1600, l’affresco del Martirio di San Sebastiano e il ciclo attribuito a Matteo da Gualdo. Sotto l’altare maggiore si conservano le spoglie del patrono Beato Tommaso. 

 

 

In via Massarelli, nel cuore del borgo, è rimasto perfettamente conservato l’antico frantoio del XVII secolo, oggi di proprietà comunale. Con il suo sistema di leve e la trave in legno per la spremitura e la pigiatura delle olive, ha prodotto oli purissimi fino al 1960, mentre in passato era un asino a muoversi in cerchio per girare la macina in pietra.

Nel piccolo borgo immerso nel parco regionale del Monte Cucco i ritmi dell'uomo seguono ancora quelli della natura. Qui non è raro imbattersi in lupi, lepri o cinghiali, intravedere tra le cime dei monti l’aquila reale o il falco. Tra scenari di incomparabile bellezza i più esperti possono provare l’ebbrezza dei percorsi della Gran fondo del Monte Cucco. 

 

 

Per indagare il miracolo della natura, dall’origine delle sorgenti alla formazione delle montagne e alla permeabilità del terreno, è stato fondato il Museo storico-naturalistico delle aree carsiche del parco di Monte Cucco. Oggi definito museo-laboratorio, contiene una mostra di reperti fossili e postazioni multimediali interattive per compiere un viaggio virtuale tra le grotte carsiche. È in funzione anche un centro di educazione ambientale per le scuole, il Borgo Didattico.  

Con la Corsa delle botti da parte di squadre di “spingitori” che si muovono sull’antico selciato si festeggia la vendemmia. Le taverne preparano i piatti della tradizione come i bigoli, un tipo di spaghetti impastati senza uovo, conditi con sugo, basilico e ricotta, protagonisti anche di una nota sagra.  

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