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Oratorio della Grotta

Schede primarie

Oratorio della Grotta

"La cripta, o oratorio della grotta, presenta tra i suoi tesori una splendida pietà in marmo eseguita da Giovanni Bandini ne 1957 su commissione di Francesco Maria II della Rovere.
La sua origine è da collegarsi a quella di una pia Confraternita (riunita dal padre Recalchi, minore osservante veronese, venuto a predicare a Urbino nell'anno 1500) che iniziò la sua attività in varie sedi, finchè il patrizio urbinate Girolamo Staccoli fece richiesta a Guidobaldo I di alcune stanze dei sotterranei del Duomo.
Accolta la richiesta i Confratelli ridussero a Oratorio due di codesti ambienti che officiarono nel 1507 come Compagnia dell'Umiltà.(…)
È incerto chi abbia fornito i disegni delle tre cappelle; si è pensato a Federico Comandino, ma non è da escludere l'intervento di Girolamo Genga o del Martini stesso. Le tre cappelle ripetono la planimetria absidata della zona presbiteriale del tempio superiore e sono disimpegnate da un lungo corridoio corrispondente al transetto. Esse furono danneggiate, specie la centrale, dal crollo della cupola e quindi dai restauri della fine del XVII secolo. (…)
La cappella della Natività è di forme architettoniche che fanno pensare allo stesso Martini: volta a botte impostata su cornicetta. All'altare marmoreo, con colonne corinzie e timpano spezzato, è una mediocre adorazione dei pastori del bolognese Emilio Taruffi, secondo l'iscrizione in calce alla tela.
La cappella del Santo Crocifisso, gravemente danneggiata dal crollo della cupola, fu interamente rinnovata su disegno del Valadier (1794), mentre il Rondelli allo scadere di quel secolo, eseguì gli stucchi della volta, a lacunari con i simboli della Passione e degli Evangelisti.(…)
Nella nicchia di questo è collocato il crocifisso ligneo trovato nel 1507 e salvatosi dalla rovina nel 1789.
Qui è sepolto l'ultimo Duca di Urbino, Federico Ubaldo, ucciso nel 1623.
La cappella della Resurrezione o della Pietà ha forme analoghe a quella corrispondente della Natività. Alla parete destra, entro una nicchia di marmo nero, si trova collocata la pietà che, dopo la rovina della cupola, venne qui trasferita dalla cappella centrale nel 1796. L'opera, evidentemente ispirata al dipinto di Sebastiano del Piombo gode tutt'ora di una secolare ammirazione popolare. (…) Va ricordato che questa pietà, quanto meno il Cristo, è considerata dalla critica come capolavoro del Bandini - detto Giovanni dell'Opera per la sua lunga attività presso l'Opera del duomo di Firenze - eseguita circa verso il 1583-86. L' intenso patetismo del tema vi appare stemperato nella ricerca di una  semplicità formale di tendenza quasi arcaistica, eludendo le tentazioni del michelangiolismo come del classicismo dottrinale del Bandinelli, maestro di Giovanni."
Da Urbino, i mattoni e le pietre, Franco Mazzini, Argalia Editore, 1982 Urbino

Luoghi della Fede
61029 Urbino (PU)

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